La smorfia napoletana: numeri e sogni - -
La smorfia napoletana: numeri e sogni

La Smorfia napoletana e l’interpretazione dei sogni

Dici Smorfia e dici Napoli. La passione dei napoletani per il gioco è arcinota, così come le tante piccole tradizioni per provare a orientare la sorte e dare un volto umano alla fortuna. Quest’ultimo aspetto ha nella Smorfia la sua espressione più popolare, poiché tramite essa i giocatori attribuiscono un numero ad ogni cosa: circostanze, avvenimenti, persone. Ciò cerca appigli nel vissuto della quotidianità, ma anche e soprattutto nei sogni.

I 90 numeri della smorfia napoletana

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La tabella che vedete rappresenta tutti i numeri della smorfia napoletana da 1 a 90, e senza dubbio qualcuno vi è più familiare di altri.
Nella smorfia napoletana il significato dei sogni si esprime con i numeri e questi rappresentano tutto ciò che accade durante il sonno di un giocatore. Infatti, oltre che napoletana, questa sequenza di numeri viene anche chiamata smorfia dei sogni.
Comunque vi sarà certamente capitato di riconoscere qualche abbinamento conosciuto, la cui popolarità ha ampiamente superato i confini partenopei.

Ad esempio, nella smorfia napoletana 71 ha un significato conosciuto da tutti, ed identifica l’omm ‘e merda. Senza necessità di fornire traduzioni, è abbastanza intuitivo che tale numero vada giocato – secondo la smorfia – quando sogneremo qualcuno che non si è comportato benissimo con noi. Ci sono poi numeri finiti nella fraseologia e nella tradizione popolare di tutto lo Stivale, come ad esempio il 17 che rappresenta la disgrazia praticamente in tutta italia. E che dire della “paura che fa 90”? Anche questo modo di dire si deve alla smorfia.

Questa cabala dei numeri ha ormai una storia ultracentenaria, ed è talmente connessa alla città di Napoli da essere talvolta chiamata cabala napoletana in una variante del nome.

Origini della smorfia, dall’Antica Grecia a Napoli

Se da un lato il gioco del Lotto ha origini antiche (forse non tutti sanno che in passato aveva anche un nome diverso, “Lotte delle Zitelle“), la smorfia ha origini ancora più lontane. Riferimenti al concetto di smorfia si trovano già nella civiltà greca: il filosofo Artemidoro da Daldi cominciò infatti a trovare una correlazione tra i sogni e messaggi dall’aldilà. Ma da cosa deriva questo singolare nome? E la Smorfia Napoletana quali origini ha?

A Napoli infatti è usanza consolidata quella di abbinare i sogni fatti di notte a dei corrispondenti numeri. Lo scopo è in genere quello di tradurli in numeri giocabili al lotto, ma anche alla tombola e al bingo. E parliamoci chiaro: a chi non è mai capitato di abbinare i numeri della Tombola a nomi o situazioni presi dalla smorfia?
Il popolo napoletano rifà ogni settimana il suo grande sogno di felicità, vive per sei giorni in una speranza crescente, invadente” […] – secondo la descrizione della passione del gioco del Lotto per i napoletani fornita dall’autrice di inizio novecento Matilde Serao nella sua celebre opera “Il ventre di Napoli” – “il lotto è il largo sogno […] è la grande visione felice che appaga la gente oppressa; è la vasta allucinazione che si prende le anime“.

Da dove deriva il termine smorfia napoletana?

La parola smorfia deriva dal nome “Morfeo”, Dio del sogno nella tradizione classica. Non a caso l’interpretazione dei sogni è strettamente legata al concetto di Smorfia.
Secondo alcune teorie, la smorfia napoletana è direttamente collegata alla Cabala ebraica. Infatti come la Qabbalah associa un significato ad ogni parola, lettera o segno, così la smorfia napoletana interpreta ogni fatto, situazione, sogno o persona assegnando un numero da 1 a 90 (quelli del Lotto).
La smorfia è stata ampiamente trattata da varie eminenti personalità napoletane del mondo del teatro, del cinema e della letteratura. Basti pensare a Eduardo De Filippo, o al compianto Massimo Troisi insieme a Enzo Decaro e Lello Arena, in un trio passato alla storia della comicità in TV con il nome – appunto – di “Smorfia”.

Da Napoli la popolarità di questo “gioco” si è espansa in tutta Italia. Perché sì, è inutile negarlo: in quanto a superstizione nel gioco, gli italiani non sono secondi a nessuno.